Il taiji, il qigong, il tuishou (e le altre) ci permettono di studiare il movimento e la quiete – l’altro polo, necessario, del movimento! – in mille variazioni. E’ proprio la varietà in cui si articolano queste discipline a renderle così adattabili alle nostre esigenze e al nostro quotidiano.

Qui sotto le trovi descritte a grandi linee: puoi sfogliarle in ordine, andando a naso o anche a caso, come preferisci. Buona lettura!

Chi conosce questa via
non ricerca altra pienezza.
(Lao Tzu, cap 15)

Il Taiji* è un’arte di origine taoista. Ci insegna a rendere più flessibile e organico il nostro movimento, a radicarci a terra restando leggeri e adattarci ai cambiamenti con disinvoltura, senza perdere il centro.

Lo studio avviene principalmente attraverso l’apprendimento delle cosiddette forme, sequenze di movimenti continui e concatenati che si svolgono lentamente, come al rallentatore.

La qualità del movimento cresce con l’affinarsi della percezione, sia verso l’interno che verso l’esterno. Immersi in un ascolto attento, impariamo a sentire l’aria in cui ci muoviamo e a percepirne gli effetti sottili al nostro passaggio: la forma acquista col tempo la qualità e il carattere di una meditazione in movimento.

Mentre iniziamo a studiare piano piano la forma di Zheng Manqing – una forma breve (ma non troppo!) di stile Yang – ci addentriamo nell’esplorazione dei principi fondamentali di quest’arte complessa e ricca di sfumature, uno dei frutti importanti dell’antica civiltà cinese.

Il Taiji si può studiare a tutte le età e non richiede una forma atletica, ma piuttosto amore (diletto) e costanza.

* Taiji è usato qui come abbreviazione di Taijiquan e ne è sinonimo. Le scritture Tai Chi, Tai Chi Chuan (e simili) sono diverse traslitterazioni degli stessi ideogrammi (太極拳) ed indicano tutte la stessa cosa.

If you forget yourself
you become the universe
Hakuin

Il qigong è per così dire la sorella più grande del taijiquan ed è considerata la madre della medicina cinese. Il termine significa letteralmente lavoro/pratica (gong) con il “qi”: con quella forza sottile, cioè, che abita tutto ciò che ha vita, fuori e dentro di noi.
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Le forme del qigong sono più semplici di quelle del taiji, più ridotte all’essenziale. A volte si pratica perfino da fermi, senza movimento apparente; è questa in effetti la parte più potente del qigong: il “nei-gong”, la “pratica interna”.

Imparare a sentire e coltivare la forza vitale è un tratto comune a tutto il qigong; ogni diverso esercizio o sequenza ha tuttavia un suo gusto particolare, un suo sapore, un suo effetto anche. Alcuni esercizi sono più energetizzanti, altri calmano piuttosto la mente, altri ancora rendono il corpo più elastico e flessibile. Nei corsi di qigong costruiamo poco a poco un repertorio di singoli esercizi e di sequenze – sempre adattabili alle esigenze di ognuno.

Il principio taoista del non-forzare, ma accondiscendere al movimento naturale (wu-wei 無爲), guida la nostra pratica: nel rispetto delle differenze individuali, per conoscersi e muoversi meglio. Pratichiamo con indumenti semplici e comodi.

E tuttavia
la cosa più importante
è la scoperta.
Al Huang

Posso accogliere una spinta o cedere a una trazione senza piegarmi o irrigidirmi? E come si organizza il mio corpo, per farlo? Quanto pesa un braccio rilassato? E quali sono le sue direzioni di movimento? Dove finisce il mio spazio e comincia quello dell’altro? E’ mobile questo confine? Flessibile? Elastico?

Esploriamo i principi di movimento del taiji con esercizi di coppia mirati, al di là (o al di qua!) delle forme tradizionali. Rilassamento e mobilità, elasticità e non-azione; gravità, peso e direzione; lo yin nello yang e lo yang nello yin: ci avventuriamo nel cuore del taiji in modo ludico e sperimentale.

lo yin e lo yang dei cicli lunari

Questo lavoro, lo chiamo CCinM: consapevolezza corporea in movimento.

Al centro del nostro interesse sta la consapevolezza.

Mentre osserviamo nostri schemi di risposta abituali ad un impulso, ne sperimentiamo di nuovi e alternativi. Il corpo fa un esperienza, il cuore la registra e il cervello la elabora. Crescendo le nostre possibilità di risposta, diventiamo un po’ più liberi e leggeri, senza perdere il radicamento a terra. Perché, come dice Lao Tzu: il pesante è la radice del leggero.

Siete benvenute/i!

Il corpo è come nuvola fluttuante:
perché usare le mani?
Tutto il corpo è la mano
e la mano non è una mano

Dal Canto della funzione e della sostanza, anonimo

Questa pratica ha la forma del gioco, in cui si vince e si perde: chi perde l’equilibrio, o il centro, ha perso un giro, e il gioco riprende. Ma, come in tutti i giochi, bisogna rispettarne bene le regole!

La spinta deve avvenire senza uso della “forza bruta”, attingendo invece alla forza sottile del “qi”, che come acqua potente scorre inarrestabile nell’azione. Il tui shou è un modo per verificare giocando la qualità del proprio taiji: radicamento e flessibilità, solildità della struttura e capacità di ascolto, presenza e tempismo.

E’ la verifica a volte impietosa ma sempre ricca di insegnamenti di dove ci troviamo e come stiamo, con indizi sulla via da percorrere in futuro. Pratichiamo una forma molto comunicativa e poco marziale del tui shou, che si potrebbe definire un tui shou dolce. Non sono ammessi colpi.

Per tutti i praticanti che amano il gioco e non temono il confronto con la realtà!

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心 意 本 無 发
“Cuore, intenzione, radice. Senza metodo.”

I segreti della forma dell’acqua, I°

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Se nei movimenti del taiji entriamo in risonanza con il lento e potente fluire del mare in profondità, la forma dell’acqua si insinua anche sulle superfici, diventa onda e ruscello e cascata, senza mai perdere la calma vigile della presenza.

Ho studiato lo stile dell’acqua dal 2006 al 2011 con il maestro americano Nathan Menaged. Nathan aveva imparato la Forma dell’acqua da Ping Siang Tao (il “Dr. Tao”), che a sua volta l’aveva studiata a Taiwan negli anni 40.

Per quanto il taiji di Nathan sia fortemente radicato nell’arte marziale, egli ci ha insegnato a porre attenzione soprattutto alla fluidità nel movimento. Nella forma dell’acqua, il qigong del dragone che nuota è alla base della trasmissione della forza, che attraversa il corpo rapida come un’onda, direttamente dai piedi alle mani. Il tuishou dello stile dell’acqua si pratica a piedi uniti.

Per chi ha già familiarità con una forma di taiji e i suoi princìpi.

Nathan a Venezia, marzo  2009

Nathan Menaged durante un Workshop a Venezia nel 2008.

Tenendola con leggerezza
tu rendi quest’arma – dura e distruttiva –
soffice e duttile.
Questa spada sei tu
proprio come sei tu il pennello
quando componi una calligrafia.

Al Huang

la forma con la spada

zheng manqing esegue una calligrafia

La spada (劍, jiàn) aggiunge chiarezza e precisione al nostro movimento, portandoci ad allargare la consapevolezza oltre i confini del nostro corpo.

Amo attraversare* la forma con la spada, mi sembra di mettere ordine nello spazio, fare chiarezza, dividere e rimettere le cose al loro posto. La spada – la più nobile delle armi – rappresenta l’elemento metallo nella sequenza dei cinque elementi cinesi.

La spada è la più difficile tra le armi del taiji ed è leggera rispetto a quelle medievali dei miti nordici. E’ strumento duttile, sottile, da maneggiare con grande destrezza, senza uso della forza bruta – come sempre del resto nel taiji.

Non posso considerarmi in alcun modo un’esperta di questa disciplina – altissima ai suoi massimi livelli – essendo quasi digiuna delle sue applicazioni marziali. Ma posso provare a passarvi il mio amore per il movimento fluido e chiaro di questo affascinante strumento della nostra pratica.

La spada è l’unica arma praticata nella tradizione di Zhen Manqing. Lui, che ne era maestro, si divertiva immensamente a giocare con i suoi allievi nella pratica di coppia, come si vede molto bene in questo bel video d’epoca. La ragazza con cui gioca a lungo è Maggie Newmann, che ha dedicato la sua vita all’insegnamento del Taiji di Zheng Manqing negli stati Uniti e che ha festeggiato recentemente il suo novantacinquesimo compleanno.

Per chi ha già familiarità con una forma di taiji e i suoi princìpi.

il video di zheng manqing

* Difficile trovare una parola adatta per l’atto di eseguire una forma. In inglese si può dire “play”, in tedesco “spielen” in analogia alla musica e in onore al diletto; ma in italiano bisognerebbe dire giocare o suonare la forma, e insomma non si può. “Attraversare” una forma mi è stato suggerito da un amica danzatrice nella cui pratica esistono forme. Mi sembra molto bello perché coglie l’atto di “entrare dentro” una forma e di passarci, appunto, attraverso.